Luce Blu per le ferite croniche
Una revisione della letteratura scientifica sulla terapia
Autori: Zhang D, Leong ASW, McMullin G
Titolo: Blue light therapy in the management of chronic wounds: a narrative review of its physiological basis and clinical evidence
Anno: 2023
Pubblicazione: Wounds. 2023 May;35(5):91-98. doi: 10.25270/wnds/22097.
SINTESI
La revisione esamina gli effetti fisiologici della luce blu sul tessuto cutaneo e l’ipotesi che l’applicazione appropriata della Luce Blu in combinazione con la terapia standard (SOC) migliori la guarigione delle ferite rispetto alla sola SOC.
Gli autori hanno effettuato ricerche in PubMed, Google Scholar, e la Cochrane Library per identificare la letteratura sul meccanismo di azione della luce blu e gli studi clinici.
Le principali vie fisiologiche della luce blu includono la generazione di ROS e ossido nitrico. In sintesi, si ritiene che una migliore guarigione delle ferite sia dovuta all’aumento locale dei ROS e dell’ossido nitrico che attraverso l’angiogenesi inducono una maggiore perfusione locale; secondariamente la regolazione e l’attività di segnalazione dei ROS comportano un miglioramento della ri-epitelializzazione ed una riduzione dell’infiammazione. Queste reazioni sono osservate solo a basse dosi; infatti, dosi più elevate possono essere dannose per i tessuti.
Gli autori riportano riserve sulla vicinanza della luce blu alla luce UV in termini di lunghezza d’onda e sul potenziale danno al DNA comunemente attribuito alla luce UV. Rispetto alla luce blu, i raggi UV hanno una maggiore propensione a provocare danni al DNA. Sebbene, infatti, sia la terapia con luce UV che quella con luce blu abbiano proprietà antimicrobiche, quelle della luce UV e le sue azioni dirette sul DNA sono molto più potenti, tanto che la sterilizzazione UV è comune in medicina e nell’industria alimentare. Tuttavia, la luce blu può causare danni ossidativi al DNA in modo dipendente dalla dose.
L’applicazione sicura della luce, per raggiungere la soglia terapeutica e non andare oltre, nella tossicità, richiede l’uso di un dispositivo, controllato e preciso, che emette in un intervallo ristretto di lunghezze d’onda nello spettro del visibile, ad una data fluenza e con una durata dell’irraggiamento definita in base a protocolli rigorosi.
Nella revisione sono stati inclusi 5 studi: 4 serie di casi (Khoo et al, 2021 – Marchelli et al, 2019 – Nair e Sulong, 2021 – Aliquò et al, 2021 – Dini et al, 2021) ed 1 studio controllato (Fraccalvieri et al, 2021). L’evidenza clinica suggerisce che la luce blu in combinazione con SOC (compresi medicazioni e compressione) ha un reale vantaggio nel migliorare il tasso di guarigione delle ferite. Negli studi inclusi nella revisione, non sono stati segnalati effetti avversi durante il trattamento e l’applicazione della luce blu è stata ben tollerata. Tuttavia, il follow-up a lungo termine è stato generalmente carente.
In base alla letteratura, il meccanismo fisiologico alla base di una migliore guarigione delle ferite sembra essere indipendente dall’eziologia della ferita, con tutti i tipi comuni di ulcere degli arti inferiori che dimostrano una migliore guarigione delle ferite dopo la terapia con luce blu. Tuttavia, la qualità delle evidenze è povera, in quanto è costituita principalmente da serie di casi con dati osservazionali e soltanto 1 studio “controllato”.
Con maggiori evidenze a sostegno del suo uso, gli Autori prevedono che l’utilizzo della luce blu in aggiunta allo standard di cura sarà un’opzione terapeutica di elezione. La luce blu come terapia ha protocolli di trattamento chiari che non sono invasivi, ben tollerati, richiedono poco tempo e possono essere facilmente standardizzati con una minima formazione.